Ieri sera ero in cucina che preparavo il Teddy-cibo (penso che nessun essere umano al mondo si renda conto di quanta terra si può imboscare dentro all’insalata riccia… il ripiano della cucina sembrava un cantiere…) e intanto sentivo con la coda dell’orecchio la tv (mia mamma stava guardando…) facevano una trasmissione che si chiama “Il bivio”. Mai vista, ma non è quella la questione. Coso… come si chiama… Ruggeri… diceva a una tipa depressissima che era in studio qualcosa tipo “questa è la sua vita… ma ora vediamo che cosa sarebbe potuto succedere se lei quel giorno avesse [boh, non ho sentito bene… mi pare] aperto [o chiuso…] quella porta…”
Ora… quella donna evidentemente non sta bene, avrà i suoi cazzi, ok, non so chi sia… ma… il sapere che al momento la sua vita è una merda per colpa di una decisione che ha sbagliato a prendere o di una porta che non è riuscita ad aprire (o a chiudere) in che modo la farebbe stare meglio? Il guardarsi ogni giorno allo specchio dicendosi “la mia vita fa così cagare solamente per colpa mia perché ho sbagliato una scelta” in che modo la renderebbe felice? No, sul serio… e poi… secondo loro (dove per loro intendo i produttori del programma) una semplice scelta cambia in questo modo la vita? E loro come fanno a sapere che la sua vita è stata condizionata da quella scelta e non dal fatto di avere accelerato o frenato il passo mentre camminava per arrivare da qualche parte con quel secondo di ritardo o di anticipo? Faccio un esempio. Stamattina non ho messo la sveglia. Per fortuna mi ha svegliato Teddy all’ora giusta. Se non mi fossi svegliata sarei venuta a Venezia più tardi; questo avrebbe cambiato la mia vita? Forse… avrei perso il treno ecc ecc… evento abbastanza rilevante (dimentico la sveglia, perdo il treno) cambia la mia vita in maniera rilevante… o no?
Altro esempio. Tento di evitare di vedere qualcuno. Sono in biblioteca. Decido di uscire per andare alle macchinette a prendermi un cappuccino.
Opzione 1: prendo le mie monetine, mi alzo dal tavolo, percorro il corridoietto tra gli scaffali, cammino fino alla porta della biblio, giro a sinistra, faccio 1 metro e poi giro subito a destra, imbocco un corridoio che mi porterà nel viale, attraverserò il viale, entrerò dalla porta e sarò alle macchinette. Fatalità nell’istante in cui svolto nel corridoio a destra, dal corridoio dal quale venivo arriva la persona che non voglio vedere. Lui non mi vede perché ho svoltato un secondo prima. È fortuna. È il caso. Che cosa potrebbe cambiare il mio destino? Una cosa epocale tipo riuscire a prendere un treno? Tipo arrivare 1 ora o 2 in ritardo perché la sveglia non ha suonato?
Opzione 2: prendo le mie monetine, mi alzo dal tavolo, percorro il corridoietto tra gli scaffali, ma siccome sono io (che sono nata impedita e senza il gene dell’agilità) sbatto sulla maniglia degli scaffali (hanno delle specie di ruote con delle maniglie, corrono su rotaie così ce ne sono di più… vabbè), mi fermo per mezzo secondo, cammino fino alla porta della biblio, giro a sinistra, faccio 1 metro e mi trovo davanti la persona che non volevo vedere. E solamente perché ho rallentato un quarto di secondo per la botta, non per qualcosa di epocale che mi è successo.
Come fanno gli autori dei programma a sapere che è stato proprio l’aprire o no quella porta a cambiarle la vita e non il fatto che boh… magari quella mattina ha starnutito… oppure si è distratta e non ha visto qualcosa… o è inciampata su un ramo… o qualsiasi altra cosa… e come fanno a dire che la sua vita sarebbe stata migliore? O peggiore? Mi rendo conto che ogni scelta (o anche no… ogni piccolo avvenimento che ci capita) cambia la nostra vita… ma non possiamo sapere se in meglio o in peggio… non possiamo nemmeno ipotizzare come sarebbe stata la nostra vita se avessimo fatto qualcosa di diverso… se per esempio non avessi urtato lo scaffale, sarei uscita giusta in tempo per evitarlo, ma magari lui aveva cambiato strada, o la cambiavo io, o… ci sono milioni di ipotesi… non mi ricordo chi/come /cosa ipotizzasse che per un essere umano esistono milioni di vite parallele… in una vita imbocco quel corridoio, nell’altra sbatto… in una vita sono qui, nell’altra Teddy non mi ha svegliato e sono ancora a casa… in una vita ieri pomeriggio ero pigra (com’è stato) e mi ritrovo a mezzanotte a lavare la lattuga per Teddy e a sentire quella cosa del bivio che poi mi porta a scrivere questo post… nell’altra lavo la lattuga al pomeriggio e questo problema non transita nemmeno per un istante nella mia mente… e ora farò pausa… che cosa succederebbe se la pagina internet ci mettesse poco (o tanto) a caricare il post ed io uscissi un secondo prima (o dopo) da qui?
Che cosa sarebbe successo se…
No? È quello il sottotitolo del programma…
Che cosa sarebbe successo se… fatalità ho scritto quel post (prima) e poi... ma spesso succede nella nostra vita che le cose vadano in questo modo... no?
Nel senso... la vita, consci o no, consapevoli o no, ci mette davanti a delle scelte. Poi sta a noi... non tutto è una pallina... non tutto è inevitabile... Molte volte la vita può cambiare per delle scelte irrilevanti… esempio: succede una cosa bruttissima nella mia vita. Ok. La colpa è mia o di qualcun altro? Di qualcun altro. Ok. Perché è successo? Questa è la domanda che più spesso ci si pone quando accade qualcosa di brutto. Perché. Molte volte non c’è un motivo, ed esiste solamente nella testa delle persone che ci fanno del male… ma se dovessi trovare un motivo direi: il maglione. Ho un maglione rosso con delle strisce tinta crema e una cerniera sulla spalla. Ora, è un maglione da combattimento (cioè di quelli che metto tipo per la montagna, è bruttino ma tiene caldo). Se dovessi pensare a che cosa può aver fatto succedere qualcosa di brutto penserei a quel maglione, che avevo addosso, perché l’aveva trovato divertente. Se avessi indossato qualcosa di diverso la mia vita sarebbe cambiata? Non avrei avuto bisogno di aiuto, di nessuno. Forse non starei con Fabri. Forse non avrei un coniglio. Forse non sarei amica di Ale. Forse sarei ancora amica di certe persone alle quali ora non rivolgo più la parola. Probabilmente avrei passato un’estate migliore, ma probabilmente no. Perché? Perché se non fosse successo niente, non sarei stata così ovviamente giù, non avrei spesso passeggiato avanti e indietro per il viale con aria stanca. Fabri che bevevo il caffè non mi avrebbe notata. Non mi avrebbe insegnato a giocare a scacchi, non staremmo insieme. E non sarebbe successa questa cosa bella se ne avessi evitata una brutta. Con quale consapevolezza prendiamo le decisioni che ci cambiano la vita? Magari pensiamo di fare qualcosa per il nostro bene, quale persona tornando indietro non cancellerebbe le cose brutte che gli sono capitate per non soffrire? E prenderebbe un’altra direzione? Ma cambiare direzione in che modo migliorerebbe/peggiorerebbe la sua vita? Disse un saggio: “Se il mondo fosse perfetto, sarebbe noioso... gli errori si commettono per poter crescere” e allora, probabilmente, la vita di quella donna non sarebbe stata migliore se avesse aperto (o chiuso quella porta). Si, sarebbe stata diversa. Ma magari soffrendo ora aprirà le porte ad una fortuna futura. Alla fine ieri io l’ho vista perché era in tv. E visto che ha una storia deprimente (altrimenti non sarebbe stata lì) magari la chiameranno da qualche altra parte. Se la sua vita fosse perfetta, non sarebbe nessuno. Anche soffrire serve.